vetri d'arte

Mosaico contemporaneo tra arte e architettura



La contemporaneità




storia del mosaico

Nel 1974, Oskar Kokoschka sceglie di lavorare con il Gruppo Mosaicisti di Ravenna, diretto da Sergio Cicognani, per la realizzazione della decorazione per la chiesa di Sankt Nikolai di Amburgo. Nel Povero Cristo vive la foga espressiva dell’artista, ripresa dal segno violento e tortuoso che rende perfettamente la drammaticità della rappresentazione.
Nel 1978 Joan Mirò assegnerà la trascrizione del suo cartone Personaggi-uccelli all’Atelier Loire, che saprà rendere vibranti le campiture e tradurre anche gli effetti di dripping del fondo. Sempre a proposito di Mirò, Ines Morigi Berti è sensibile traspositrice delle opere del pittore catalano, che riproduce da anni in mosaico.
Più recente è il lavoro di Enzo Cucchi, realizzato nel 1999, per il ponte che conduce al Museo di Arte Contemporanea di Tel Aviv, in Israele. Questo mosaico pavimentale, che copre una superficie di oltre 100 m2, è ricco di simboli che rimandano all’opera dell’artista, come, ad esempio, il bastone, che allude sia all’anzianità che allo scettro del potere, l’arancia tagliata a metà, che rimanda alla fertilità, e le onde del mare, che trasmettono un senso di movimento.
Aldo Mondino si interessa al mosaico fin dagli anni cinquanta, quando si iscrive al corso di Severini presso l’Academie des Beaux-Arts di Parigi. Particolari sono i lavori degli anni novanta, realizzati con materiali insoliti, ovvero zucchero, caffè, granaglie, che sconvolgono l’idea di mosaico come pittura per l’eternità, per la loro natura effimera. Torero, del 1999, è invece eseguito con cioccolatini ricoperti di carta colorata. Nel passato si trovano sporadici episodi in cui il mosaico viene associato alla scultura: ad esempio, la cantoria del Duomo di Firenze di Donatello e il monumento funebre a Maria Clementina Sobieski di Pietro Bracci, del 1742. Nel primo caso, il mosaico fa da sfondo alla danza dei putti, mentre nel secondo è un’opera a sé, come ritratto della defunta, sostenuto da un amorino. Per vedere il mosaico svincolato dal suo ruolo secondario, si dovrà aspettare il Novecento, quando Lucio Fontana lo utilizzerà per rivestire alcuni busti femminili, come il Ritratto di Teresita del 1938. Le tessere musive non sono solo una pelle che riveste un’opera autonoma, ma diventano strumento necessario a renderla viva in una dimensione metafisica, grazie alla luce dell’oro che porta il volto verso l’astratto. Nel 1996, Ezio Frigerio progetta il monumento funebre per Rudolf Nureyev, realizzato dal Laboratorio Akomena Spazio Mosaico con la direzione di Stefano Pace, che ora si trova a Parigi, nel Cimitero russo di Sainte Genevievesour Bois. Un morbido tappeto è appoggiato a coprire il sarcofago del ballerino, quasi a volerne nascondere la morte: la scelta del tappeto è legata alla passione di Nureyev per questi oggetti ed è riferimento alla loro natura di arte nomade, allusione sottile all’ultimo viaggio dell’artista. Il mosaico accompagna dolcemente le volute e le anse, dando idea di morbidezza e leggerezza. Come alla sua nascita, ancora oggi il mosaico viene utilizzato per ricoprire superfici architettoniche: come allora, può essere un semplice rivestimento oppure una preziosa decorazione. Nel Giardino dei Tarocchi di Capalbio (GR), Niki de Saint-Phalle ha realizzato tra il 1979 e il 1996, anche con l'aiuto di Jean Tinguely, un gioco di personaggi fantastici e architetture di fiaba che richiamano l’insegnamento di Gaudí.