vetri d'arte

Il mosaico dal Barocco all'Ottocento



IL BAROCCO


Il mosaico nel Barocco Nel periodo del manierismo si diffonde una tecnica di mosaico ripresa dalla Roma imperiale, che ebbe un notevole successo fino al periodo rococò: si tratta del mosaico in ciottoli o con altri elementi naturali, quali conchiglie, rocce spugnose, stalattiti,stalagmiti e pietre semipreziose, talvolta integrate da pitture e sculture. Queste fantasiose realizzazioni ebbero origine a Firenze, per mano di artisti quali Bernardo Buontalenti e si diffusero presto in tutta Europa, grazie ai frequenti contatti tra le corti europee.
In epoca manierista e barocca il mosaico diventa quindi un'arte definitivamente subordinata all'architettura e alla pittura: nel primo caso è utilizzato come rivestimento pavimentale, con preferenze per l'opus sectile e la palladiana; nel secondo caso viene preferito solo per la sua maggiore durata nel tempo e resistenza alle intemperie, per cui si trova soprattutto sulle facciate dei palazzi.
Si estende anche alle suppellettili, soprattutto con l'inserimento di pietre dure o con il recupero di mosaici antichi, che vengono trasformati in piani di tavoli o inseriti in decorazioni pavimentali. I soggetti sono per lo più copie di originali pittorici.
A Venezia l'attività musiva si fa intensa soprattutto per restauri nella Basilica di San Marco, anche se talvolta il restauro significò la distruzione di interi cicli di mosaici, poiché interessava non tanto la conservazione e la documentazione storica, quanto la continuità estetica del manufatto. Si hanno anche risultati innovativi nella fabbricazione delle paste vitree, che consentono una scala di gradazioni pressoché infinita, e ha inizio la produzione di smalti opachi, che non sono cangianti, il che è una garanzia contro le alterazioni cromatiche.
A Roma, la storia del mosaico del Settecento coincide con la decorazione della basilica di San Pietro: Roma è al primo posto per la decorazione musiva, come fonte di committenze per la scuola musiva locale. Nel 1727 viene istituito lo Studio del Mosaico Vaticano, che promuove la ricerca nella produzione delle paste vitree, per fare concorrenza a Venezia: Alessio Mattioli nel 1731 produce smalti opachi con ampia scala cromatica, arrivando a 15.300 tinte, fino alle ben 28.000 di oggi. I risultati più significativi si hanno nella produzione dello smalto, con la filatura della pasta vitrea in bacchette per ottenere tessere minutissime, anche inferiori al millimetro, prodotte da Antonio Aguati, con colori sfumati, dette “malmischiati”. Nascono i “mosaici minuti”, per imitare e sostituire opere pittoriche, con grande raffinatezza e virtuosismo; verranno in seguito impiegati anche nella decorazione di suppellettili e gioielli. Le tessere sono dapprima di forma quadrangolare e vengono disposte su corsi paralleli, creando dei vivaci contrasti fra il fondo e i soggetti: successivamente prendono forme variabili, con una scala cromatica più ampia, e accompagnano l'andamento della figurazione.
Nell'Ottocento questo tipo di mosaico andrà in declino a causa della rivoluzione industriale che porterà all'esaurimento delle attività manuali. Viene introdotta una nuova iconografia: ai soggetti sacri si affiancano il paesaggio, la veduta con rovine, animali, vasi di fiori e scene di genere, con la ripresa di temi classici, come le Colombe di Plinio.

IL MOSAICO NELL'OTTOCENTO


Nel periodo neoclassico il mosaico, sebbene fosse stata un'importante forma d'arte della classicità, venne quasi completamente dismesso, soprattutto per l'influenza delle Accademie di Belle Arti che ormai avevano canonizzato gli insegnamenti sulle arti "maggiori" di pittura, scultura e architettura.
Fu solo nel periodo romantico che tornarono in auge tecniche artistiche riprese dal mondo medievale, tra le quali le vetrate, l'intaglio, la tarsia lignea e, appunto, il mosaico. Tra i mosaici neo-medievali, dall'arcaicizzante fondo oro ma dal vivido disegno tipicamente ottocentesco, spiccano le opere per architetture religiose, in un'epoca di grande fervore verso il completamento, la ristrutturazione e il "ripristino" di chiese e cattedrali. Per esempio nella nuova facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Emilio De Fabris per Firenze, Nicolò Barabino disegnò tre lunette con Storie della Madonna di notevole impatto visivo.
Nell'Ottocento si elaborano tecniche più rapide e meno costose: nasce il metodo per ribaltamento, ideato da Giandomenico Facchina, che consiste nel realizzare il mosaico su un foglio di carta, a rovescio, per poi collocarlo in situ. I vantaggi economici, cioè i tempi più brevi di lavorazione e i costi minori, vanno a discapito del risultato finale: la superficie liscia del prodotto finito manca della vibrazione luministica dei mosaici antichi.
Risale a questo periodo la decorazione della facciata di Palazzo Barbarico, sul Canal Grande, fra l'Accademia e la Basilica della Salute: i mosaici, realizzati nel 1886, si ispirano a quelli della facciata della Basilica di San Marco.